PULCINI
2001: JCC VS VIRTUS AMERINA 1950 ASD
Vedere
la partita per la partita non ci interessa.
Non è che giocano Belgio e Svizzera. Se giocassero Belgio e Svizzera ci
siederemmo sugli spalti e guarderemmo la partita con atteggiamento distaccato,
osservando i movimenti armonici delle squadre, applaudendo distrattamente una
giocata o l’altra. Io comprerei un trancio alla mozzarella e una spuma al
bitter e starei lì, fermo, a godermi lo spettacolo rilassato, senza problemi.
I
problemi nascono quando i pulcini dello JuniorCampomaggioCollescipoli scendono
in campo. Ecco allora che le sedute degli spalti sembra abbiano i chiodi, il
distacco muta in coinvolgimento, il rilassamento si fa tensione, il trancio
alla mozzarella si blocca sul gargarozzo e la spuma al bitter risveglia
l’ulcera peptica. Ma la cosa più bizzarra è che non guardiamo affatto la
partita. Ognuno di noi guarda il proprio figlio per i più disparati motivi: chi
per vedere il suo atteggiamento in campo, chi per ammirare delle belle giocate,
chi perché spera che abbia più grinta, chi meno grinta e chi, infine, guarda il
proprio figlio sperando unicamente che non si faccia male. Siamo esseri umani
fallibili e genitori deviati. Solo i servizi segreti sono più deviati di noi.
Quando
poi, faccio un esempio, Simone para un tiro difficile da parare o Elia fa un gol dei suoi, ecco che l’applauso distratto
diventa urlo, gioia, tripudio, trance.
C’è più estasi in una giocata di nostro figlio che
in una apparizione mistica. C’è più ebbrezza in un suo tocco di palla che nell’orgia
dei sensi. Più delirio in un sua corsa che dentro un rave alla periferia di
Berlino.
Sappiamo tutti con certezza che non diventerà un
calciatore. Però intanto godiamo del suo dinamismo delimitato da un rettangolo
di gioco, del suo muoversi veloce nello spazio e nel tempo come trottola
metafisica di De Chirico, come elettrone alla ricerca di un nucleo nel caos
primordiale.
Solo il Mister Domenico “Zeman” Puccilli rimane
impassibile, quasi catatonico, come Zeman d’altronde, apparentemente avaro di
elogi e plausi. Apparentemente. Perché io so che un flebile “bravo” uscito
dalle sue labbra equivale sempre a dire: “sei un campione!”
Oggi però contro la Virtus Amerina il mister è
apparso più vulcanico e arrabbiato (per usare un eufemismo) che mai.
Sinceramente non gli ho sentito mai dire “bravo”, a meno che non l’abbia
sussurrato tra sé e sé. Era in continua agitazione, “ti caccio via!” diceva, e
infatti più volte ha mantenuto fede alla sua promessa. Benedetto mister: se non
ci fosse bisognerebbe inventarlo.
Io non ci capisco molto di pallone. Forse la fine
della stagione è quella dei rimproveri, quando bisogna mettere a frutto il
lavoro che si è svolto durante l’Inverno, di modo che lo sprone sia efficace. O
forse il mister vuole intendere che nessuno può sentirsi titolare, e questo è
giusto. Oggi infatti ha dato ampio spazio a due piccoli 2002 che si sono molto,
molto ben comportati: Tommaso”Ognidove” Bocci, grintoso e scattante difensore,
e Antonio “MiniMaxi” Angelino, attaccante dai rapidi contropiede. A dire il
vero i 2002 erano tre, ma Kevin “Speedy” Gjoni può considerarsi a tutti gli
effetti un titolare dei pulcini 2001. Il suo modo di stare in campo a me piace
molto.
Che dire della partita? E’ piaciuta a tutti, persino
ai genitori della squadra avversaria. Equilibrata si, ma fino a un certo punto
(3 a 1 per noi); è stata una partita divertente, con frequenti capovolgimenti
di fronte e scontri fisici al limite della regolarità. La Virtus Amerina è
apparsa squadra tosta e compatta anche se il campo, a me parso leggermente più
corto del dovuto, ha impedito ai vari David “Classe A+” Massaccesi e Elia
“Bolt” Picciolini di compiere i soliti
duetti mortiferi. Comunque i tre gol provengono da loro due.
Buonissime le prove di Simone “The Bank”
Federici, Filippo “JamesBond” Brogelli, Andrea “Trincea” Cestone, Federico
“Garrincha” Onofri e Kevin “Speedy”
Gjoni, i quali si sono spesso avvicendati in ruoli non prettamente di loro
competenza. Però nel calcio, come nelle faccende domestiche o sotto le
lenzuola, bisogna saper fare tutto. Modestia
a parte, io a far le faccende domestiche sono bravissimo.
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