Mi hai detto
che sono affascinante,
un uomo vero,
e di cultura,
e che fra tanti
sembro quel gigante
sicuro di me
stesso, senza paura.
Mi spiace
dirti qui che non è vero,
ché ti ho
condotta in grosso errore,
non sono
stato limpido, sincero:
ho recitato
la parte di un attore.
Se fossi
stato più convenzionale
o appena
l’ombra di me stesso,
avresti
detto: “E’ tale e quale
a l’altro
che corteggia, quello fesso.”
E non mi
avresti detto: ”Oh… più giù!”
Con gli
occhi come fossi in coma,
mentre
scendevo nell’ecrù
della tua
pelle e perizoma.
Ho finto,
sì, e che dovevo fare?
Mostrare a
te la parte più sincera,
la forma e
l’espressione più reale
a te che
vivi la tenebra più nera?
Capito, mia cara,
non avresti,
compreso, bella,
men che mai,
che fare
coppia con gli onesti
tu dici è da
sfigati od operai.
Perché te,
come il resto dei viventi,
fai accordi con
qualcuno che riscuota
il consenso
di altri simili, altrimenti
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