Estate.
Pomeriggio d’Agosto,
al telefono mi
hai risposto:
“Ciao, sto
bene,
qui le
spiagge son strapiene,
vieni presto
che t’aspetto!”
hai detto.
Apro la
porta della tua stanza
per sentirne
l’odore, nell’assenza.
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Son le due,
già mi manchi,
e nessun
varco che spalanchi
l’apparire
di nuovi universi
o una riga,
parole, dei versi.
Son le due
ed io passeggio,
alle due di
pomeriggio
e un
silenzio che denota
l’indifferenza
della piazza vuota.
Mi fermo,
controllo il lato opposto:
nessuno, è
Agosto.
Il silenzio
è come un sogno,
penso a te,
il mare, il bagno,
mentre uno
storno nero vola
senza rumore;
muta bestiola.
Guardo su in
cielo e sottolineo che
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